Posts written by lostgirl.

view post Posted: 2/8/2010, 16:00 7. I just wanted to hold you in my arms - -starlight
7. I just wanted to hold you in my arms

Leanne era stata in grado di lamentarsi per tutto il tempo della stupidità di Katie e la diretta interessata, dopo quasi un’ora di tortura psicologica di quel tipo, non ne poteva più.
«Voglio dire, non solo non ha detto niente che tu gli sia piombata addosso, letteralmente, ma ti ha anche baciata e tu cosa hai fatto? » Leanne era tutta lanciata nella sua invettiva e, di certo, non si aspettava una risposta da parte dell’amica che camminava, con aria esasperata, al suo fianco per le vie di Hogsmeade. «Sei scappata. Complimenti, Katie, sei davvero un genio».
Ormai Katie aveva perso il conto di quante volte l’aveva detto, specialmente dopo la tredicesima. Ormai le stava facendo sfogare il malumore e aveva smesso persino di ascoltarla.
«Katie, guardami negli occhi» la ragazza si voltò, inarcando un sopracciglio verso la sua presunta migliore amica. «Cosa stiamo aspettando da sette, lunghissimi anni? »
«Di diplomarci? » borbottò Katie, fulminandola con lo sguardo. Leanne sembrava ormai isterica, mentre la scuoteva per le spalle.
«No! Stiamo aspettando che quel maledetto idiota di Oliver Baston si accorga di te. E quando si accorge di te tu che fai? Che fai? Scappi? Ma ti sembra il modo di ragionare? »
«Oh, guarda, Scrivenshaft! » esclamò l’altra, ignorando totalmente l’isteria della sua migliore amica e indicando la cartoleria con la mano. «Non hai detto che ti serviva una nuova piuma?» le domandò, con un sopracciglio inarcato.
Leanne le regalò una delle sue migliori occhiatacce, prima di scrollare le spalle e dirigersi verso il negozio, con aria rassegnata, ormai, alla stupidità della sua migliore amica.
«Non vieni con me? » domandò, voltandosi e guardando Katie che si appoggiava al muretto lì vicino.
«Ti aspetto qui. Ti faccio sbollire la rabbia» disse, con aria saggia. Leanne scrollò le spalle ancora una volta ed entrò nella cartoleria, chiudendosi la porta tintinnante alle spalle.
Katie sospirò e chiuse gli occhi, rilassandosi per qualche secondo. Finalmente aveva un attimo di pace. Leanne non aveva fatto altro che tormentarla per tutto il tempo dell’uscita e anche prima, solo per il piccolissimo dettaglio che Katie aveva dimenticato di raccontarle della ‘faccenda dello spogliatoio’, come si era abituata a chiamarla tra sé e sé. Non era mica colpa sua, aveva tentato di dimenticarla il più in fretta possibile, così come aveva fatto con tutte le figuracce collezionate in presenza di Oliver Baston.
Ovvio che, in tutto l’album, questa fosse la più spettacolare. Scappare subito dopo averlo baciato rientrava nelle cose più imbarazzanti e stupide che le fossero mai capitate. Al solo pensarci, Katie avrebbe voluto affondare la faccia nel suo cappotto e urlare dalla vergogna. Morire, anche.
Non era possibile, Leanne aveva ragione: era una stupida. Aveva passato sette anni a sperare, con tutto il cuore, che Oliver Baston si accorgesse della sua esistenza e, nel momento in cui l’aveva baciata – il primo ed unico bacio che avrebbe ricevuto da lui in tutta la sua vita – lei se ne scappava.
Era un genio, davvero. Aveva ragione Leanne, aveva sempre avuto ragio…
«Katie? »
No, dai, non poteva essere. Merlino, no.
«Oliver? » il suo tono di voce era parecchio stridulo e vagamente isterico, ma, quando Katie aprì gli occhi, Oliver Baston, davanti a lei, stava sorridendo. Ed era proprio lui, Oliver Baston.
E lei stava per collezionare l’ennesima figuraccia. Ottimo.
«Ciao» sussurrò lui, avvicinandosi a Katie e appoggiandosi, a sua volta, al muretto dietro di sé. Katie sentiva il suo cuore che continuava a battere come un tamburo impazzito e pensava che sarebbe svenuta di lì a pochi secondi, se solo non ci fosse stato l’imbarazzo a tenerla su. «Tutto bene? »
Lei annuì, fissando con insolito interesse le sue scarpe nere e il terreno sotto i suoi piedi.
«Sì, tutto bene» mormorò, senza guardarlo in viso, passando a fissare, ora, le mani che torturavano il cappotto. Sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé e sperò, ardentemente, che non la trovasse ridicola. Speranza vana, lo sapeva. «E a te? Cosa ci fai qui, ad Hogsmeade? Non dovresti essere ad allenarti? »
«A dire il vero, cercavo te» mormorò Oliver e lei alzò lo sguardo, stupita, fissandolo come qualcuno che ha appena ricevuto una pugnalata. Lui le sorrise, esitante, e divenne vagamente rosso nel momento in cui le mise una mano sulla spalla. Il cervello di Katie, ormai, aveva fatto i bagagli. «Volevo scusarmi per … quello che è successo nello spogliatoio, ecco. Non volevo spaventarti. Non era mia intenzione. Scusa».
Katie lo fissava, incapace di articolare una sola parola di senso compiuto, pensando solamente alla mano di lui sulla sua spalla e al fatto che era decisamente vicino e che se si fosse allungata un po’ avrebbe potuto persino …
No. Sta’ calma, Katie. Hai già combinato abbastanza guai. Non provarci.
«A … a dire il vero dovrei essere io a scusarmi» mormorò, arrossendo e distogliendo lo sguardo da lui e da tutta la sua sfacciata perfezione e portandolo nuovamente sui suoi piedi. «Non so cosa mi sia preso, davvero. Io di solito non salto addosso alle persone, a parte quando inciampo e lo sai bene. Ma solitamente non …».
«Katie? »
Oliver la guardava negli occhi e lei non poté fare a meno di alzare lo sguardo verso di lui e fissarlo, rapita.
«Scusa, davvero. Ti assicuro che non volevo …».
«Katie, è a posto. Non ti devi scusare, non hai fatto … nulla» tentò di convincerla lui, ma Katie scosse la testa, incapace di accettare il fatto che non fosse colpa sua.
«Ti ho baciato! » trillò istericamente. Oliver le sorrise e scosse la testa a sua volta, in un’espressione divertita.
«A dire la verità, sono stato io a baciarti» precisò lui, nascondendo un sorrisetto davanti al viso rosso di Katie Bell. Lei si nascose dietro i suoi capelli, come quando era una ragazzina, come quando aveva tentato di fargli capire come stavano le cose. Perché, in fondo, quando lei era con lui, non si sentiva tanto diversa da quella ragazzina di quattordici anni che gli era caduta addosso secoli prima. «Tu … tu mi hai solo sfiorato, sono stato io a …».
«Sì, okay» lo interruppe lei, ancora più rossa, in imbarazzo. Alzò lo sguardo verso di lui e vide che la guardava con una strana espressione sul viso, un’espressione che lei non sapeva definire. C’era qualcosa di nuovo, in lui, qualcosa che lei non aveva mai visto comparire sul suo volto. «Comunque sia andata, non hai bisogno di chiedermi scusa».
Anche perché quel bacio era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata in diciassette anni di vita, inclusa la vittoria della Coppa di Quidditch al suo quarto anno.
«Come vuoi, Katie Bell» mormorò lui, fissandola con un sorrisetto divertito che le faceva battere il cuore da quando era una stupida ragazzina. «Posso chiederti … perché mi hai baciato? »
Se Katie avesse potuto diventare più rossa, lo avrebbe fatto, ma fortunatamente, il suo livello di rossore aveva raggiunto un limite e non poteva superarlo. Non questa volta.
Almeno lo sperava con tutto il cuore.
«Io …» iniziò e lui la guardò, con uno sguardo interessato. E di nuovo, quell’espressione che lei non sapeva interpretare, si fece strada sul suo volto. Lei rimase a fissarlo per qualche secondo, prima di rendersi conto che, forse, doveva rispondere. «Non lo so. Hai detto qualcosa di carino, mi hai fatta sentire … speciale. Suppongo che, nella mia mente contorta, fosse un modo per ringraziarti. Il bacio, intendo».
«Be’, allora …» Oliver spostò la sua mano dalla spalla della ragazza fino al suo volto. Katie si era fossilizzata e non capiva cosa stava succedendo. Era troppo stupita di tutto. Perché mai Oliver le si era avvicinato così tanto? E perché la stava guardando in quel modo? Aveva qualcosa sul viso? I suoi capelli erano ancora impazziti? Cosa era successo perché Oliver Baston la fissasse con tanta attenzione? «Suppongo di doverti ringraziare a mia volta»
E prima che lei se ne rendesse conto, stava nuovamente baciando Oliver Baston. Be’, anche questa volta baciare era una parola decisamente grossa. Diciamo che aveva fatto tutto lui. Lui si era chinato su di lei e l’aveva baciata.
Di nuovo.
Il suo cervello era pieno di domande e c’era una confusione assurda tra i suoi pensieri. Non riusciva a pensare a niente di coerente, ma la cosa non le interessava più di tanto, perché stava baciando Oliver Baston. Si strinse a lui, probabilmente soffocandolo nel suo abbraccio, e ricambiò il bacio, sollevandosi sulle punte dei piedi.
Oliver la stava baciando. Baciando. E non poteva essere un errore, giusto? Non … poteva essere, basta. L’aveva baciata di sua spontanea volontà. La stava baciando! Stava passando le sue mani tra i suoi capelli e la stava attirando ancora di più a sé. Erano così vicini che Katie poteva sentire persino il cuore del ragazzo battere a velocità doppia. O forse era il suo? Non ne era ben sicura, ma non che la cosa fosse di vitale importanza.
Poi, Oliver si scostò da lei con un sorrisetto, accarezzandole il volto con una tenerezza che Katie non gli aveva mai visto. E non aveva mai neanche osato immaginare, neanche nei suoi sogni più belli.
La stringeva ancora a sé, dolcemente, e la guardava con quell’aria che Katie non aveva ancora imparato a decifrare. E poi, il pensiero di quello che era successo la investì improvvisamente. Aveva di nuovo baciato Oliver Baston. Di nuovo. Gli era letteralmente piombata addosso per la seconda volta.
No, aspetta, era stato lui.
Comunque fosse andata, l’aveva baciato ancora. Okay, le cose si stavano facendo imbarazzanti. Non era possibile che non riuscisse a stare in compagnia di Oliver Baston senza saltargli addosso come pazza. Doveva contenersi.
«Merlino, scusa!» esclamò, ancora tra le sue braccia, arrossendo furiosamente e facendo per allontanarsi. Ma lui non sembrava molto propenso a lasciarla andare e la fissava, con uno strano sorriso sul viso.
«Quando la smetterai di scusarti per cose di cui non hai alcuna colpa, Katie?» le domandò, ancora così vicino a lei da farle venire i brividi. Non riusciva a pensare che l’aveva appena baciato per la seconda volta. Che gli fosse letteralmente saltata addosso. E lui non era minimamente arrabbiato. Aveva una pazienza infinita, evidentemente, soprattutto con lei. Ormai Oliver aveva fatto l’abitudine alla sua pazzia.
«Io …» non sapeva esattamente cosa volesse dire. Che non avrebbe smesso mai di scusarsi? Che l’aveva baciato ancora? Che era cotta di lui da quando l’aveva visto per la prima volta? Non ne aveva idea, sapeva solo che, in realtà, non riusciva ad emettere più alcun suono. Perché Oliver Baston era lì davanti a lei e la fissava, con i suoi occhi castani fissati nei suoi. E questo le creava una leggerissima difficoltà a parlare. «Scusa» mormorò infine, abbassando lo sguardo.
Lui rise e la strinse ancora a sé, prima di lasciarla andare, delicatamente, come se temesse di romperla in tanti pezzettini. Katie non aveva mai visto tanta tenerezza negli occhi di qualcuno. Non riusciva a capire cosa fosse successo ad Oliver Baston. Magari si era preso qualcosa. Una malattia fulminante. Magari la caduta durante la partita gli aveva causato dei danni al cervello.
Le sfiorò il volto con una mano, una carezza leggera che la fece rabbrividire.
«Grazie» sussurrò e, anche se Katie non aveva alcuna idea a cosa si riferisse, sorrise, dolcemente, mentre Oliver le accarezzava ancora il viso. «Devo andare. La squadra probabilmente mi ammazzerà. Li ho convinti a fare una deviazione qui solo per parlare con te».
«Cosa? » domandò lei, stupita, ma Oliver sorrise solo, le sfiorò ancora il volto e poi la lasciò andare, regalandole ancora quel sorriso luminoso che le faceva battere il cuore a mille.
«Ci vediamo, Katie» mormorò solo, mentre si voltava e si allontanava per le vie di Hogsmeade. Katie era ancora lì, immobile, mentre il vento le scombinava i capelli. Le sue guance avevano raggiunto una nuova tonalità di rosso, ma lei non sembrava curarsene. In quel momento, avrebbe potuto iniziare a saltellare, seguire un’intera lezione di Storia della Magia senza dormire o anche riprendere a studiare Divinazione, senza mai perdere quell’aria esaltata sul viso. Era successo decisamente troppo, in un solo istante.
Il cuore le batteva furiosamente, quando Leanne tornò con la sua piuma nuova di zecca e un paio di fogli di pergamena.
«Quello era Oliver Baston o una mia allucinazione? » domandò, guardando la sagoma che si allontanava. Katie guardò male l’amica, poi scosse la testa, mettendo su un’espressione seria che poco si addiceva al suo umore.
«E’ definitivamente una tua allucinazione. Inizi a preoccuparmi, Leanne» e, senza dire altro, fece cenno all’amica di riprendere a camminare. Leanne alzò gli occhi al cielo, ormai rassegnata alla stupidità della sua migliore amica, e camminò al fianco di Katie, incurante dello sguardo perso dell’altra.
«Che ti ha detto? » chiese, infine, troppo curiosa per lasciar perdere. Katie la fissò con un sopracciglio inarcato.
«La tua allucinazione? » chiese, ma l’amica le rifilò uno sguardo di rimprovero e allora lasciò perdere l’espressione seria e tornò a sorridere e a sospirare come una stupida. «Leanne, non ci crederai mai!».
«Fammi indovinare: è corso da te dichiarandoti il suo imperituro amore? » domando l’amica, con voce incolore. Katie non era in grado neanche di fulminarla, tanto era esaltata.
«Mi ha baciata!» squittì, con una voce talmente acuta che Leanne prima spalancò gli occhi, sorpresa, poi capì quello che la sua migliore amica aveva detto e si lanciò su di lei, abbracciandola e lanciando urli tanto acuti che molti dei passanti si girarono a guardarle.
«Oh Merlino!» strillò Leanne, con la testa affondata nel cappotto dell’amica. Katie sorrideva, beata, pensando al fatto che Oliver Baston l’aveva baciata, ancora. Doveva pur significare qualcosa, vero? Vero? «Vieni, andiamo ai Tre Manici di Scopa, mi devi raccontare tutto!» aggiunse la sua migliore amica, scostandosi da lei e trascinandola per Hogsmeade.
Katie Bell, alla fin fine, era troppo felice per poter anche solo pensare di protestare.
view post Posted: 2/8/2010, 15:56 :) - -let me sign
oddio, scusa, non passo spesso di qui ormai XD
comunque, benvenutissima <3 Io sono la founder, cioè El e sono felicissima di averti qui *-*
e spero che ti troverai bene <3
view post Posted: 30/7/2010, 07:37 [Iniziativa] Save the world! - -fan club e iniziative
no. cioè, no, mi rifiuto, pure il pacchetto msn ._.
no, davvero, manca solo pattinson che sbuca fuori così e abbiamo davvero, davvero toccato il fondo >.<
view post Posted: 29/7/2010, 15:43 !Think;; - -haven't you heard?
penso che dovrei mettere il cellulare sotto carica, ma non ne ho voglia. sono pigra. yeah.
view post Posted: 29/7/2010, 09:59 ;on air - -music's in my soul
Hey There Delilah - Plain White T's <3
view post Posted: 29/7/2010, 09:47 Never the one - -one day

Never the one



I try so hard and i’m never the one.


Alla fine, si era anche abituato.
Sapeva che era una cosa orrenda, da dire, ma era così. Alla fine, aveva fatto l’abitudine e aveva finito per rassegnarsi a vivere la sua vita nell’ombra di tutti.
Non si era mai considerato speciale, dopotutto. Aveva sedici anni, non era particolarmente brillante a scuola, né divertente. Non era dotato nello sport – non gli servivano le battute di Fred e George per ricordarlo – e non era neanche un mostro di gentilezza o anche solo vagamente attraente. Era una persona perfettamente normale.
I suoi fratelli, loro sì che erano straordinari. A partire da Fred e George, che con i loro scherzi avevano il potere di alleggerire qualsiasi situazione. Erano straordinari, ovvio. La Palude Portatile che infestava ancora uno dei corridoi di Hogwarts ne era un chiaro esempio. E poi, erano fuggiti via da Hogwarts a cavallo di un manico di scopa. Andiamo, erano incredibili.
E Ginny … Ginny che acciuffava un Boccino d’Oro come se nulla fosse, Ginny che apriva il capanno delle scope quando loro non c’erano, Ginny che era capace di tutto, l’unica ragazza della famiglia. Come poteva competere con lei?
Per non parlare di Bill e Charlie, loro sì che erano incredibili. Al solo pensiero, si sentiva insignificante. E Percy, per quanto ora lo detestasse, era sempre stato l’orgoglio della famiglia, anche se ora … ora era niente.
Si sentiva sempre più insignificante.
E lo era, dopotutto. Non era niente di che, un ragazzo come tanti altri, la cui unica capacità era mancare di tatto in una maniera incredibile. Aveva vissuto nell’ombra per sedici anni, ormai aveva capito che non c’era nulla di male in quello.
Eppure, nel momento in cui Angelina, Katie e Alicia gli erano saltate al collo, piangendo e singhiozzando, e Ginny gli aveva riservato una pacca sulla spalla, con il più grande sorriso che le avesse mai visto, non aveva trovato la luce così ripugnante.
I suoi compagni di squadra lo trascinavano, vittoriosi, cantando a squarciagola, e Ron Weasley si ritrovò a sorridere, felice, per una volta, che la gloria toccasse a lui.
Harry ed Hermione erano lì, sugli spalti, e, per la prima volta, non si sentiva inferiore a nessuno di tutti e due. D’accordo, non era il Ragazzo-che-è-sopravvissuto e neanche un genio che conosceva qualsiasi libro a memoria. Poteva anche avere la varietà di emozioni di un cucchiaino, ma, per una volta, si sentì alla loro altezza.
Non aveva niente da invidiargli, non in quel momento.
E mentre Angelina, tremante, gli passava la Coppa del Quidditch, Ron Weasley si ritrovò a sorridere, fiero di se stesso, per la prima volta.
E che importava, se il resto della vita l’avrebbe trascorso nell’ombra degli altri? In quel momento, si sentiva davvero felice.
La folla lo portava verso il castello, trionfante, e lui si ritrovò a sorridere, felice, quando incrociò Harry ed Hermione.
«Harry! Hermione!» strillò, agitando la Coppa. «Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo vinto!»
E il sorriso che i suoi migliori amici gli regalarono valeva molto di più di mille parole.
Era come loro. Non era niente di meno, niente di più. Non era più un’ombra, era solo e soltanto Ron Weasley.
view post Posted: 29/7/2010, 09:44 6. How long before you tell the truth? - -starlight
6. How long before you tell the truth?

«Sai, Oliver, Katie mi è apparsa piuttosto turbata dopo che è venuta a trovarti negli spogliatoi».
Fred lasciò cadere la frase così, senza il minimo preavviso, come se gli avesse offerto una Gelatina Tuttigusti + 1. Come se fosse una cosa normale, vedere Katie Bell che scappa da uno spogliatoio con aria isterica.
Be’, sì, tecnicamente non era la prima volta, in senso letterale. Oliver ricordava quante volte erano tutti scappati via dagli spogliatoi con aria isterica, quando lui era ancora il capitano ed era fin troppo ansioso di vincere, ma erano passati anni e … be’, non pensava che Katie stesse ancora onorando la tradizione.
«Tu dici? » domandò il ragazzo, fissando Fred con aria scettica, come se non ne sapesse niente.
«Sembrava che le avessero appena lanciato un Bolide in testa» confermò George, mentre sorseggiava la sua Burrobirra.
Oliver sapeva dove volevano arrivare, ma non si sarebbe fatto incastrare. In alcun modo. Assolutamente no.
Sapeva bene che quei due diabolici esseri umani – quei due Bolidi in forma umana – gli avevano offerto da bere solo per scoprire cosa era davvero successo in quegli spogliatoi e sapeva altrettanto bene - o, almeno, sospettava – che dietro Fred e George ci fossero Angelina e Alicia, curiose di scoprire cosa era successo alla loro amica.
Ma non sarebbe di certo capitolato, affatto. Oliver Baston avrebbe resistito fieramente fino alla fine, senza lasciarsi incastrare dai Weasley.
Magari ci sarebbe riuscito. Forse. Se i Weasley non avessero insistito tanto.
«Davvero? Vi assicuro che quando l’ho salutata era più che normale» disse, sorseggiando la sua Burrobirra come se niente fosse, ma sentiva su di sé lo sguardo dei due ragazzi, che lo fissavano come se avesse improvvisamente dato prova della sua stupidaggine. «Avanti, cosa volete?» domandò, arrendendosi davanti a quei due.
«Sapere cosa hai fatto a Katie per turbarla tanto» dissero immediatamente, in coro, guardandolo con un sorriso innocente che stonava del tutto con loro due.
«Ve l’ho detto, non è successo niente! » esclamò Oliver, ma quei due lo guardarono con un sopracciglio inarcato e lui capì immediatamente che non gli credevano. «Io non le ho fatto niente» mormorò, storcendo il naso, bevendo ancora un sorso della sua Burrobirra. Infine, sospirò, capitolando. «Vi ho detto la verità: non sono stato io a fare, tecnicamente, qualcosa».
Il ricordo di quello che era successo in quegli spogliatoi tornò nella sua mente e si ritrovò ad arrossire leggermente, abbassando lo sguardo sul suo boccale, ormai quasi vuoto. Katie Bell l’aveva baciato.
Okay, forse baciato era un termine esagerato, si era solo limitata a posare le sue labbra su quelle del ragazzo, però … l’aveva fatto. L’aveva baciato. Katie Bell aveva baciato lui. Perché mai? Cosa le era saltato in testa? Cosa voleva significare?
Continuava a chiederselo dalla settimana prima, quando aveva visto Katie scappare via dagli spogliatoi, isterica e spaventata, come se si fosse appena trovata davanti ad un Molliccio, dopo che lui – che era assolutamente nel pieno delle sue facoltà mentali, il suo cervello non era stato di certo danneggiato – l’aveva baciata sul serio.
Non sapeva neanche cosa diamine gli era preso, l’aveva vista lì, con lo sguardo terrorizzato da quello che aveva fatto e gli era venuta una grande voglia di baciarla e di stringerla a sé, benché avesse tutte le ossa rotte.
«Non tenterai di dirci che è stata Katie! » lo fulminò Fred, guardandolo male, ma poi si rese conto che Oliver Baston – sì, quell’Oliver Baston – era arrossito ed, evidentemente, si era arreso all’evidenza. «Okay, cosa ha fatto? »
Oliver mormorò qualcosa di poco comprensibile.
«A quella frequenza ti sentono solo gli Snasi, Oliver» lo informò George, fissandolo male, mentre il ragazzo distoglieva di nuovo lo sguardo e lo portava sul suo boccale vuoto. «Potresti fare un tentativo ad un volume a cui noi possiamo seguirti? »
Oliver prese fiato, maledicendosi per aver accettato quella dannata Burrobirra con i gemelli. Perché dovevano metterlo in imbarazzo in quel modo? Erano sadici.
«Mi ha baciato» sussurrò, infine, sputando fuori le parole a voce bassissima. Alzò lo sguardo verso i gemelli, imbarazzato come non mai, e – come volevasi dimostrare – quei due ridacchiavano, come se Oliver avesse appena raccontato una barzelletta particolarmente divertente.
«Avanti, Oliver, dicci la verità! »
Il ragazzo li fissò come se avesse voluto vederli bruciare.
«E’ la verità» si ritrovò a borbottare, offeso. Cosa volevano dire? Che lui non era il tipo di ragazzo che Katie Bell avrebbe baciato? Be’, era pura idiozia. Vero?
Fred e George lo guardavano ancora con un sorriso, poi la loro sicurezza andò svanendo, fino a quando non si ritrovarono a fissare il ragazzo con gli occhi spalancati.
«Vuoi dire che … Katie ti ha baciato davvero? » domandò George, incredulo, mentre Oliver sentiva ancora l’indignazione farsi strada in lui molto velocemente.
«Baciato baciato? » aggiunse Fred, sbattendo le palpebre come se proprio non potesse crederci. Oliver si sentiva ufficialmente offeso. Perché mai non riuscivano a crederci? Era così incredibile?
«Be’…» iniziò, guardando con aria incerta il suo boccale quasi vuoto, come per trovare una via di fuga. Ce ne erano? A parte saltare su e correre via gridando, isterico, che lui non c’entrava niente, che non voleva saperne più niente e cose del genere? No, probabilmente no. «Non è che sia stato un vero bacio» mormorò, imbarazzato, diventando ancora più rosso di prima.
I gemelli sogghignarono, ma smisero quando videro che Oliver li fissava con uno sguardo che non prometteva niente di buono.
«Oliver, magari se ci racconti come è andata, potremmo giudicare noi»suggerì Fred e il ghigno che Oliver vide passare sul suo volto stava a significare che, evidentemente, aveva una gran voglia di giudicare.
Senza sapere cosa gli saltasse per la testa, Oliver raccontò tutto ai due ragazzi che lo ascoltavano, interessati. Avevano perso l’espressione maliziosa e lo guardavano, a bocca aperta, come se non credessero a nessuna di quelle parole.
«Allora? » sbottò lui, irritato, guardando i Weasley che lo fissavano, in silenzio, da un bel po’ di tempo. Ad essere sincero, era la prima volta che rimanevano così tanto tempo in silenzio e il ragazzo iniziava a preoccuparsi. Avevano anche un’espressione terrorizzante sul volto.
I due si riscossero, ma continuarono a fissarlo con gli occhi spalancati, probabilmente nell’espressione più incredula che Oliver avesse mai visto sul viso di qualcuno.
«Quindi l’hai baciata» osservò, infine, Fred, con un tono di voce piatto, ma che non prometteva niente di buono.
Oliver sospirò, irritato. Per quante altre volte avrebbe dovuto ripetere la sua versione dei fatti?
«Tecnicamente è stata lei» replicò, annoiato di doverlo dire per l’ennesima volta. I gemelli si scambiarono uno sguardo, poi George mise su uno sguardo scettico e gli fece un sorrisetto strano.
«Tecnicamente lei non ti ha baciato sul serio» lo corresse e Oliver sentì la sua pelle diventare rossa. Voleva sparire, semplicemente. Voleva che una botola spuntasse sotto il pavimento e lo inghiottisse, con la sedia e il tavolino – ma non i gemelli Weasley, grazie.
«Okay, va bene, l’ho baciata» capitolò, prendendosi la testa fra le mani, disperato. Sapeva che quella dei Weasley era una tortura lenta e dolorosa, ma sperava che si arrendessero. La cosa stava diventando davvero imbarazzante.
«Oliver, posso farti una domanda? »
La voce di Fred Weasley era insolitamente cortese, come se gli stesse davvero chiedendo il permesso. Una cosa straordinaria, che non era mai successa prima.
Oliver alzò la testa e lo guardò sconvolto, ma annuì, curioso di quello che lui aveva da dire.
Anche il gemello lo guardava, incuriosito. Doveva capire che questo non avrebbe portato a nulla di buono, ma lui era così, ingenuo, si fidava. Povero lui.
«A te piace Katie? »
La domanda gli cadde addosso come un macigno, sotto il quale rimase schiacciato. Non riusciva neanche a respirare e si meravigliava che quei due lo fissassero semplicemente, in attesa, stranamente seri, vedendolo in quelle condizioni. Stava soffocando e loro non facevano niente.
Oliver, stai soffocando solo nella tua testa.
Anche questo era vero. Ma, avanti, che domande erano? Se a lui piaceva Katie. Stavano parlando di Katie Bell, avanti! Katie, la ragazzina che gli cadeva addosso, quella che era ossessionata dal Quidditch, quella che …
Che hai baciato solo una settimana fa? gli domandò una vocina nella sua testa, divertita. Una voce che assomigliava a quella dei gemelli Weasley, ma loro erano lì, immobili, che attendevano la sua risposta. È Katie, Oliver, Katie.
Ma appunto per questo la domanda era stupida! Lei era Katie, Katie Bell. Non poteva piacergli Katie Bell perché … c’era bisogno di un perché? Be’, lui ne aveva e tanti. Primo, era Katie Bell.
Questo non vale e lo sai.
Oliver ignorò quella vocina e tentò di trovare altri motivi. Secondo, perché lei aveva diciassette anni e sicuramente aveva tanti ragazzi che le stavano intorno.
Non vale neanche questo.
Terzo, la conosceva da quando aveva undici anni, non poteva prendersi una cotta per lei.
E … ormai aveva finito i motivi. Fred e George lo guardavano in attesa, ma non lo stavano prendendo in giro. Avevano l’espressione più seria che Oliver avesse mai visto sui loro volti.
«No» disse lui, infine, guardandoli con aria decisa. «Non può piacermi Katie. Non … può essere».
I due si scambiarono uno sguardo scettico, poi tornarono a fissare il ragazzo, che si sentiva come se stessero frugando nella sua testa.
«Perché mai? » domandò George e la sua voce suonò molto simile a quella che vibrava ancora nella sua testa.
«Perché lei è Katie» si lasciò scappare di bocca, prima di fermarsi. I due si accigliarono e lo guardarono come se lo credessero pazzo. «Voglio dire, la conosco da una vita, da quando avevo quattordici anni. Fa parte della squadra dei Grifondoro. È Katie, Katie! »
«Non vedo come ripetere il suo nome possa farci capire perché non potrebbe piacerti, Oliver» lo punzecchiò Fred, riservandogli un’espressione eloquente. Baston arrossì ancora e distolse lo sguardo, desiderando di sparire in meno di cinque secondi. Non chiedeva tanto, dopotutto.
«Ma è così, lei è Katie! » replicò e i due alzarono gli occhi al cielo, esasperati, come se lui fosse un bambino un po’ stupido. «Voglio dire … come potrebbe piacermi? È carina, ovvio. Non dico che sia brutta, anzi, è incredibile e meravigliosa. È determinata e la apprezzo per questo. E poi …» si bloccò, arrossendo, vedendo che ora Fred e George lo guardavano con uno strano sorriso sul volto, un sorriso che non sapeva decifrare. «Cosa c’è?” domandò, vedendo che non smettevano di fissarlo.
«Non ti piace, eh? »
Doveva esserci un limite al rossore che un essere umano poteva sfiorare, si disse Oliver. Non era possibile arrossire ancora, giusto?
«No, non mi piace. Stavo solo dicendo che è incredibile. È una persona meravigliosa e quando sorride sembra che ci sia ancora un motivo per sorridere, ma non mi piace! » l’ultima frase l’aveva praticamente urlata.
Saggia mossa, Oliver, saggia mossa. Di certo si convinceranno che Katie Bell non ti piace.
«Sembra il contrario, Oliver»osservò George, con un sorrisetto malizioso.
«Io … no! » strepitò, facendo voltare molta gente nel locale. Lui fissò con aria rabbiosa i gemelli che sogghignavano, divertiti dal suo imbarazzo. «Ve l’assicuro, a me non piace affatto Katie Bell».
A parte quando sorride.
No, non gli piaceva affatto. Cioè, mai. Neanche se quei due davanti a lui l’avessero stregato. Mai.
«Allora perché l’hai baciata? »
Vuoto totale. Si sentiva di nuovo soffocare, ma sapeva che era solo nella sua stupida testa.
«Io non …» tentò di dire, ma qualcosa lo bloccò.
Ma l’hai baciata. Avanti, dillo. Ammettilo. L’hai baciata tu. Lei … si è limitata a sfiorarti le labbra, sei stato tu a fare tutto.
«Non lo so» mormorò, infine, tra gli sguardi stupiti di Fred e George. Lo guardavano come se avesse appena ammesso di essere andato a bere Whiskey Incendiario assieme a Draco Malfoy, durante i suoi anni ad Hogwarts. «Non lo so. L’ho baciata, okay? »
Fred e George si guardarono per un secondo, mentre Oliver sembrava sprofondare nella sua sedia ogni minuto di più, poi fecero uno strano sorriso.
«Non ce nulla di male, lo sai? »domandò George, mentre il sorriso si trasformava in un ghigno divertito.
Oh, no. Non quello.
«Oliveeer ha baciaaato Kaaaaatie, Oliver aaaama Kaaaaatie» intonò Fred, con aria solenne, tra le risatine di George e degli altri clienti del locale. L’unico desiderio di Oliver, in quel momento, era quello di sperimentare una Maledizione Senza Perdono su Fred e George Weasley. Niente di più, dopotutto.
«Smettila, brutta imitazione di Pix, ti ho detto di smetterla subito! » sibilò, invece, fissandolo male e aggrappandosi al tavolo come se fosse la sua unica ancora di salvezza. “Io non amo Katie, Katie è …»
«La ragazza di cui sei praticamente lesso? Bravo, Oliver! » tuonò George, mentre l’ex portiere si prendeva nuovamente il viso tra le mani e iniziava a borbottare, maledicendosi perché aveva accettato la Burrobirra da quei due idioti.
Inutile dire che Oliver Baston trascorse il resto di quella giornata ad Hogsmeade ad inseguire Fred e George Weasley che andavano strombazzando ai quattro venti il suo imperituro amore per Katie Bell.
view post Posted: 29/7/2010, 09:43 5. You electrify my life - -starlight
5. You electrify my life

«Lo massacreranno».
«Non avrà scampo».
«Mi mancherà, era un così bravo ragazzo».
«Ragazzi, un po’ di ottimismo! Non ha alcuna possibilità di sopravvivere? »
Cinque teste si voltarono nella direzione di Katie, con la stessa espressione scettica sul viso. La ragazza si strinse nelle spalle, mentre gli altri sorridevano, divertiti, al suo indirizzo.
«E’ la sua prima partita. Dovremmo supportarlo, non scommettere a che secondo cadrà stecchito. E’ un membro ufficiale della squadra, ora. Non più una riserva. Dovremmo stare qui a tifare per lui» si giustificò, scrollando le spalle e distogliendo lo sguardo dai suoi ex compagni di squadra e puntando lo sguardo sul campo da Quidditch che si stagliava davanti a loro. Sentì chiaramente Fred e George ridacchiare – era sicura che fossero loro, conosceva le loro risate a memoria -, vide, con la coda dell’occhio, lo sguardo interrogativo di Harry e il modo in cui Alicia ed Angelina la fissavano, con lo stesso sorriso intenerito che la faceva quasi spaventare.
«Oh, Katie» sospirarono quelle due, mentre Fred e George sembravano soffocarsi nelle loro risatine. Solo Harry sembrava non avere idea di cosa stesse succedendo – e Katie doveva ammettere che era parecchio tardo, per la sua età, per quanto riguardava quelle questioni.
«Smettetela di guardarmi in quel modo, sto solo dicendo che … non mi pare giusto comportarsi così» sbottò, infastidita. Alicia ed Angelina si scambiarono un lungo sguardo e fecero per parlare, ma Fred intervenne prima che potessero dire qualcosa che avrebbe mandato Katie fuori di testa.
«Katie, lo sappiamo che sei cotta di lui da quando avevi dodici anni e dubbio gusto in fatto di ragazzi, ma si tratta di essere obiettivi: Baston si è fatto mettere K.O. alla sua prima partita ad Hogwarts, figuriamoci qui» Katie non sapeva più di che colore fosse, probabilmente era passata dal bianco cadaverico al rosso capelli-dei-Weasley, fino ad arrivare ad una gradevole sfumatura bordeaux.
«Gioca da quando aveva dodici anni, qualcosa l’avrà pure imparata» ribatté, incurante del colore delle sue gote. George le sorrise, divertito, scuotendo la testa.
«Giocano contro i Tornados. Hai sentito cosa è successo all’ultima partita, no? » le disse, mentre Katie distoglieva lo sguardo e storceva il naso.
Sì, l’aveva decisamente sentito. Nella partita precedente, il portiere dei Ballycastle Bats era stato messo fuorigioco dopo solo dieci minuti dal fischio di inizio, ad opera di un lancio particolarmente potente di uno dei battitori dei Tornados.
Certo che l’aveva sentito, ma questo non voleva dire che era una loro strategia. Potevano sempre cambiare tattica. Katie tentava disperatamente di convincersi di questo, ma in realtà, molto segretamente, covava una disperata paura che Oliver Baston fosse decisamente in pericolo, quel giorno.
«Sto solo dicendo che questa è la sua prima partita ufficiale ed è stato così gentile da procurare i biglietti a tutti noi. Dovremmo smetterla di … essere così pessimisti» mormorò, non trovando un altro modo di replicare. Alicia e Angelina si scambiarono uno sguardo di intesa, mentre Fred e George tornavano a ridacchiare. «E comunque, io non sono cotta di lui! »
Ormai sapeva che era inutile ripeterlo, non le avrebbe dato retta nessuno. Anche perché, ormai, era una faccenda di pubblico dominio. Sembrava che tutti i suoi vecchi compagni della squadra di Quidditch – a parte l’ovvia eccezione di Oliver Baston – avessero capito della cotta senza speranze che Katie Bell covava da secoli nei confronti del loro vecchio portiere.
In quel momento Angelina e Alicia si scambiarono un altro sguardo, Fred scosse la testa e George riprese a ridere. Solo Harry li fissò come se non sapesse cosa ci faceva lì.
«Mi sono perso dieci minuti fa, ne siete consapevoli? » chiese. Fred gli batté una pacca sulla spalla.
«Sta’ tranquillo, capirai a tempo debito» disse solo.
Harry stava per replicare, ma un improvviso boato tra i tifosi dei Tornados gli impose di tornare con gli occhi sul campo, dove stava entrando la squadra avversaria, con le divise azzurro chiaro che ondeggiavano al vento.
Un secondo dopo, entrò in campo anche il Puddlemere United e il cuore di Katie fece una capriola alla vista di Oliver Baston, sfolgorante nella sua divisa blu e gialla, anche a metri e metri di distanza. Alicia ed Angelina intercettarono il suo sguardo, ma non ebbero il tempo di dire nulla, perché Oliver sorrise loro, facendo un gesto di saluto, tutto speranzoso e si ritrovarono a sorridergli, mettendo su un po’ di quella speranza che credevano aver dimenticato.
«Non lo trovate atroce far finta in questo modo? » domandò George, e tutti misero su un’aria afflitta, a parte Katie che si girò a fulminarlo.
Ma non era mica colpa sua, insomma! Oliver li aveva generosamente invitati alla sua prima partita, dovevano tifare per lui, non … portargli sfortuna! Ed era stato così gentile, le aveva dato di persona il biglietto, facendo uno sguardo sorpreso a vederla, perché – aveva detto – non si aspettava che fosse cresciuta in quella maniera, la piccola Katie Bell. E lei aveva sorriso, imbarazzata e …
«Oh Merlino! »
L’urlo di Alicia le perforò letteralmente il timpano e aveva già idea della causa di quel grido, quando si girò verso di lei, spaventata.
«Mi sono persa qualcosa? » domandò, incerta, maledicendosi per essersi persa di nuovo nelle sue stupide fantasie.
«Katie, non hai visto? » lei scosse la testa e Alicia le strinse la mano con aria dispiaciuta. «Oliver è stato appena disarcionato da un Bolide, è caduto dal suo…»
«Oh Merlino, è vivo? » strillò Katie, non appena le parole le raggiunsero il cervello. Si alzò in piedi per vedere, sul fondo del campo, il corpo di Oliver disteso in una posizione scomposta su una barella, ma le urla degli spettatori che stavano dietro di lei le impedirono di scorgere altro.
«Ragazzina, se ci tieni tanto al tuo ragazzo, va giù a controllare. Facci godere la partita! » tuonò un uomo dietro di lei.
Il cervello di Katie sembrava non recepire alcunché e guardava ancora giù il corpo di Oliver issato su una barella galleggiante, con aria incerta. Dietro di lei c’erano ancora le urla degli spettatori che si lamentavano e sentiva ancora lo sguardo di Alicia su di sé, ma sembrava non recepire nulla.
«Devo andare» sussurrò infine, con voce atona. Alicia tentò di trattenerla, ma, con pura gioia degli spettatori di dietro, riuscì a scendere dagli spalti. Ogni gradino era un colpo al cuore e non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Oliver disteso per terra, inerme. Non poteva andare così, non era giusto. Non … non era giusto!
Si precipitò verso gli spogliatoi, con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Molti la guardarono, stupiti, ma lei non si curava degli sguardi degli altri e continuava a correre.
«Oliver! » esclamò, entrando negli spogliatoi del Puddlemere United, con il cuore in gola. I Guaritori che circondavano la barella si girarono verso di lei, con aria scettica. Lei non ci fece caso e si sporse, per guardare quello che sperava ardentemente non fosse il cadavere del ragazzo di cui era cotta.
«Katie?»
In quel nome, c’era tutto. Oliver era vivo e la stava guardando con un’espressione strana, a metà fra un sorriso ed uno sguardo scettico. Sembrava stare bene, a parte tutto ammaccato e decisamente scomposto, ma stava bene. Era vivo.
«Oliver! » il cuore di Katie Bell fece un capitombolo dentro il suo sterno e le mancò il fiato per un istante, poi vide i Guaritori che ancora la guardavano con aria scettica e diventò di un rosso decisamente gradevole. «Oh, ehm … sì, ora che ho visto che sei vivo, credo … che andrò a dirlo agli altri, ecco».
Si girò e fece per andarsene, maledicendosi per l’ennesima figuraccia che aveva collezionato in presenza di Oliver Baston, quando sentì una risatina debole dietro di lei.
«Sei molto carina a preoccuparti se fossi vivo o meno» mormorò, con l’ombra di un sorriso nella voce.
«Ci hai invitati tu, mi pareva scortese non controllare neanche come stessi» disse Katie, girandosi nuovamente verso di lui e guardandolo. I Guaritori erano ancora lì che la guardavano con la stessa aria di prima, poi, ad un cenno di Oliver, si allontanarono, fuori dallo spogliatoio, fissandola come se non sapessero cosa lei ci faceva lì.
«Grazie» mormorò lui, appena gli uomini se ne furono andati, poi le fece cenno di avvicinarsi, con un sorriso accennato. «Puoi venire qui, eh . Non mordo o, se anche lo facessi, non ne avrei la forza».
Katie si avvicinò, accennando ad un sorriso, mentre il cuore dentro le batteva impazzito.
«Come stai? » chiese, esitante, con aria preoccupata. Oliver accennò ad una smorfia.
«Vivo. E’ il massimo che posso dire» disse lui, abbozzando un sorrisetto, tentando di stringersi nelle spalle. Il massimo che ottenne fu una nuova smorfia di dolore e Katie che lo guardava, preoccupata. «La barella è riuscita a prendermi al volo, ma hanno detto che ho parecchie ossa rotte. Le sistemeranno in fretta».
«Mi dispiace. Era la tua prima partita»sussurrò lei e, senza neanche rendersene conto, allungò la sua mano per stringere quella del ragazzo. Non lo capì fino a quando non sentì che Oliver ricambiava la stretta e che le dita del ragazzo le sfioravano la pelle.
Lui guardò la mano di Katie e lei si ritrovò ad arrossire, ma lui le sorrise e scosse la testa.
«So che su quegli spalti stavate tutti scommettendo il momento in cui sarei stato messo K.O. » scherzò Oliver, mettendo su un sorriso sincero. La ragazza arrossì e affondò il viso nella sua maglietta leggera, mentre lui la guardava, con uno sguardo che lei non sapeva decifrare.
Le loro mani erano ancora strette e Katie non riusciva a crederci, non riusciva a pensare che, dopo quasi sette anni trascorsi a morirgli dietro, fosse riuscita a sfiorare la sua mano. Era qualcosa di incredibile.
«No, cosa dici? Ti stavamo supportando» fece in modo da sembrare sincera, ma lui si accorse della sua patetica bugia e le strinse ancora la mano.
«Mi fido di te» sussurrò, però, divertito, con voce debole. Lei non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto pallido, eppure sempre stupendo – almeno secondo lei – e gli sorrise, esitante. «Allora … che mi dici, Katie? Come va? »
Con uno sforzo chiaramente leggibile su viso, Oliver si spostò sulla brandina e, prima che lei avesse il tempo di chiedergli cosa diamine stesse facendo, le fece cenno di sedersi sullo spazio di brandina che aveva ricavato.
«Tu sei pazzo» mormorò lei, scuotendo la testa. Le loro mani erano ancora strette e lei non riusciva a pensare che, prima o poi, avrebbe dovuto lasciarla. Per ora si limitava a tenerla stretta nella sua. Le bastava quel momento.
«Assecondami» Oliver le sorrise ancora e lei scosse ancora la testa, ma si sedette sullo spazio che lui aveva riservato, facendo attenzione a non sfiorarlo, per non fargli male – non aveva ancora idea di quanto fosse conciato male o meno. «Avanti, dimmi qualcosa. Devi fare il tuo ultimo anno ad Hogwarts, vero? » aggiunse lui, accarezzandole la pelle della mano che stringeva.
Katie annuì, concentrata sulle dita di Oliver che percorrevano la sua pelle. Si sentiva come una stupida adolescente alla sua prima cotta, non riusciva a pensare ad altro che a lui.
No, un momento. Lei era un’adolescente alla sua prima cotta. Benché avesse ormai diciassette anni e fossero passati secoli dall’ultima volta che Oliver le aveva rivolto la parola. Non riusciva a dimenticarlo.
Era la pura e semplice verità. C’era stato qualche ragazzo temerario che l’aveva invitata ad Hogsmeade, ma lei non riusciva a mettere una pietra sulla sua cotta morta ancor prima che potesse esistere. Oliver Baston sarebbe stato sempre la grande cotta della sua adolescenza.
«Sì, ho i M.A.G.O. quest’anno» rispose lei, facendo una smorfia preoccupata. Oliver sorrise ancora e mosse la sua mano, nella stretta della ragazza
«Oh, non preoccuparti, andrà tutto bene. Sei o non sei un piccolo genio? » sdrammatizzò lui e lei gli sorrise, grata, poi distolse lo sguardo da lui, leggermente rossa. «Sai già cosa farai dopo? » le domandò, ancora. Katie si strinse nelle spalle e sorrise ancora.
«Quidditch, che altro? » chiese, divertita, guardandosi i piedi che a stento toccavano il pavimento, dalla barella. «Voglio diventare la Cacciatrice più brava di Inghilterra» confessò, arrossendo un po’, mentre Oliver ridacchiava.
«Ambiziosa» osservò lui, riservandole un sorriso.
«Lo so da sempre, ho capito da quando ero bambina che il Quidditch sarebbe stato la mia vita e non ho mai cambiato idea» mormorò, sorridendogli di nuovo. «Avevo nove anni e mio padre mi ha insegnato a giocare. Diceva che avevo un talento naturale» aggiunse, mentre il sorriso di Baston diventava intenerito.
«Non ne dubitavo, Katie».
Il suo nome, detto da quella voce, sembrava la cosa più bella di tutto il mondo, almeno per Katie. Il suo cuore perse un battito – o forse qualcuno in più, non li aveva esattamente contati -, ma lei tentò di fare finta di nulla.
«E tu? Quando hai capito che il Quidditch sarebbe stata la tua vita? » gli chiese, voltandosi verso di lui e guardandolo, con le guancie rosse e un sorriso che aleggiava sul viso.
«Ti sembrerà strano, ma non l’ho capito tanto presto quanto te» mormorò lui, distogliendo lo sguardo e arrossendo, stranamente. Katie non aveva mai visto il ragazzo arrossire, benché lo conoscesse da quando aveva undici anni, e fu per lei una novità. Lo guardò con un sopracciglio inarcato, stupita. «L’ho capito guardandoti giocare» disse, voltandosi nuovamente verso di lei e fissandola, in imbarazzo.
Katie, d’altro canto, non capiva assolutamente nulla, neanche che Oliver era imbarazzato. Capiva solo le parole che lui aveva appena detto, continuavano a ronzare nella sua mente, non la finivano più. Non riusciva a crederci.
«Guardando giocare me? » domandò, incredula, ma un sorriso si aprì sul suo viso, lusingata. Sembrava qualcosa di assurdo: allora Oliver l’aveva notata, almeno una volta nella sua vita.
«Ti ricordi com’eri a dodici anni? Una ragazzina piccola, microscopica. Quando ti ho visto alle selezioni, ho pensato che fosse uno scherzo di cattivo gusto. Sembrava che avessi paura persino di stare sul tuo manico di scopa. Pensavo che saresti crollata dopo due secondi» Katie era diventata decisamente rossa e aveva distolto lo sguardo, nascondendo il suo volto dietro i capelli, un’abitudine che aveva dimenticato, che aveva relegato nei suoi quattordici anni ormai lontani. Oliver era capace di farla sentire ancora una ragazzina, quella ragazzina che si era presentata alle selezioni con il terrore di essere considerata una nullità. Il fatto che poi Baston, alla fine della giornata, le fosse andato in contro e le avesse preso il viso fra le mani, singhiozzando che quell’anno dovevano farcela per forza, con una come lei, poi, era un ricordo che Katie non avrebbe cancellato dalla sua mente neanche sotto costrizione. «Poi hai iniziato a giocare. Mi sembravi totalmente diversa, eri … una forza della natura. Ti sei mai vista giocare, Katie? Sembravi invincibile. È stato in quel momento che ho capito che la mia vita sarebbe stata dedicata al Quidditch. Uno sport che era in grado di trasformare una ragazzina un po’ insicura in una forza della natura, che aveva il potere di farti sentire sicura di te stessa … be’, ne valeva la pena, no? »
Katie non sapeva cosa le era preso e, probabilmente, non l’avrebbe mai saputo – perché, ad ammetterlo, lei era ancora più tarda di Harry in questioni del genere -, ma, alla fine, non le importava più di tanto, perché in quel momento si era chinata su Oliver e l’aveva baciato.
Merlino, forse baciato era una parola grossa: aveva semplicemente sfiorato le labbra del ragazzo con le sue e si era scostata. Poi, il fatto che lui l’aveva guardata per una frazione di secondo, e poi l’aveva attirata a sé con la mano sana, era un dettaglio secondario.
Come il fatto che l’aveva stretta nelle sue braccia e aveva passato le mani tra quei capelli neri dietro cui lei era solita nascondersi. Era un dettaglio secondario, dopotutto.
Lei era china su di lui e lui le accarezzava il volto, la schiena, i capelli, mentre continuava a baciarla, incurante di tutte le ossa rotte e del suo corpo ammaccato.
«Ahia» gemette Oliver, contro le labbra della ragazza e lei sobbalzò e si rialzò immediatamente, stupita da quello che stava succedendo. Katie lo fissò, muta ed incapace di articolare una sola parola, mentre Oliver cercava di togliersi quella smorfia di dolore che aveva sul viso.
Poi Katie si rese conto di quello che era successo e spalancò gli occhi.
Aveva ascoltato le sue parole e quelle parole avevano mosso qualcosa dentro di lei, questo lo sapeva. E poi … poi non aveva trovato un modo decente di ringraziarlo, no? No, perché si era chinata su di lui e l’aveva baciato. Baciato. Cioè, aveva sfiorato le sue labbra, poi era stato lui a sciogliere la presa sulla sua mano e ad attirarla a sé. Era stato lui che l’aveva baciata sul serio.
Oliver Baston l’aveva appena baciata. O lei aveva baciato lui?
Non aveva le idee molto chiare, ma di una cosa era sicura: c’era stato un bacio di mezzo.
Diventò immediatamente rossa e saltò giù dalla brandina, nascondendo il viso dietro i capelli, come faceva da ragazzina.
«Scusa, devo andare» trillò, prima di precipitarsi fuori dagli spogliatoi, prima che Oliver avesse il tempo di dirle qualcosa, oltre che guardarla stupito. Iniziò a correre di nuovo, questa volta verso di spalti, per precipitarsi dai suoi amici e dimenticare tutto – o sprofondare nella vergogna più assoluta, non le importava.
«Katie, che è successo? » domandò Angelina, guardandola tornare sconvolta. Tutti i suoi amici si girarono verso di lei, agitati.
«Oh Merlino, Oliver è morto? » chiese Alicia, terrorizzata. Katie scosse la testa, con aria assente, facendo finta di guardare la partita.
«E’ tutto okay. È vivo»sussurrò, con voce atona, ma il suo viso sconvolto sembrava parlare per lei. «Non è successo nulla. Nulla» rimarcò la parola con una nota isterica nella voce.
Sembrava tanto pazza che nessuno, per il resto della partita, ebbe il coraggio di chiederle niente di quanto era successo nello spogliatoio del Puddlemere United.
view post Posted: 29/7/2010, 09:40 4. I tried to give you up, but I'm addicted - -starlight
4. I tried to give you up, but I'm addicted

«Quello» Toby indicò il poster formato umano di un ragazzo dall’aria particolarmente arcigna e dalle folte sopracciglia che volava da una tenda all’altra del campeggio bulgaro, rivolgendo a tutti sguardi particolarmente cupi. «Quello è Krum» e si fermò un attimo a sospirare, sognante, come un ragazzino alla sua prima cotta. «E’ il Cercatore più geniale di tutto il mondo, è semplicemente … incredibile».
«Dimmi che tuo fratello non ha intenzione di farmi la telecronaca ad ogni tenda che incontriamo! » mormorò Katie, voltandosi verso Leanne, che si faceva piccola piccola per la prima volta, davanti all’amica. «Non ne posso più, è una tortura».
L’altra scrollò le spalle. «E’ semplicemente troppo eccitato” tentò di giustificarlo, mentre Toby iniziava ad elencare i perché per cui Krum era in assoluto il miglior Cercatore del secolo.
Katie amava il Quidditch, davvero. Lo amava con tutto il cuore, era qualcosa che non sapeva spiegarsi, che la faceva sentire bene anche quando era giù, che la faceva sorridere, che la rendeva felice. Katie amava in Quidditch e non era una novità. Ma in quel momento si ritrovò a detestarlo. Avrebbe urlato di odiare quello stupido sport, pur di far star zitto Toby Webb e non sentire più la sua voce irritante.
Non era un’ingrata, affatto. Quando i Webb l’avevano invitata alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch, dicendo che avevano preso un biglietto per lei perché – a quanto aveva raccontato loro Leanne – lei era una vera appassionata di Quidditch, aveva creduto di essere in un sogno. Li aveva ringraziati a non finire, aveva ringraziato Leanne e persino Toby e non aveva fatto altro che sorridere per tutto il tempo.
Se solo avesse saputo quello che la aspettava.
Sapeva – grazie a Leanne – che i Webb erano appassionati di Quidditch quanto lei, ma non aveva idea di quanto fossero appassionati. I genitori di Leanne erano normali, questo sì, ma Toby … l’unico argomento di Toby era il Quidditch e sembrava avere una sorta di strana venerazione per Krum che lo rendevano ancora più irritante.
Lo avrebbe preso a pugni entro la fine della giornata, oppure Toby l’avrebbe talmente intontita con le sue chiacchiere da non ricordare neanche il suo nome.
«Dovete capire che …».
No, non voleva affatto capire. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, davvero, non ce ne era bisogno.
«Questa passeggiata sta diventando un supplizio» mormorò, e Leanne sorrise, prima di afferrare il braccio della sua migliore amica e di suo fratello e iniziare a camminare lontano dalle tende dei Bulgari.
«Su, basta parlare di Quidditch, una come me si annoia! » disse, e Katie non le fu mai tanto grata in vita sua. Probabilmente le avrebbe costruito una statua, prima o poi.
«Leanne, dove stiamo andando? » si lamentò Toby, con voce lagnosa. Okay, non era colpa sua, era probabilmente Katie che detestava quella voce qualunque cosa dicesse.
«Oh, vedrai! » rispose solo la sorella, mettendo su quel sorriso che Katie Bell conosceva benissimo. Era il sorriso di quando Leanne aveva qualcosa in mente, qualcosa che, di solito, metteva Katie in imbarazzo a tal punto che la ragazza avrebbe preferito scavare una fossa con le sue stesse mani e seppellirvisi dentro.
Tutta la gratitudine sparì così come era venuta.
«Per la barba di Merlino, Leanne, cosa diamine hai in mente? » domandò preoccupata per la sua dignità, ma non ottenne alcuna risposta. Leanne aveva afferrato le braccia dei due e li trascinava con foga verso un punto ignoto del grande campeggio. Katie si ritrovò ad alzare gli occhi e si ad incrociare lo sguardo stupito di Toby, che la fissava come in cerca di risposte.
Poverino, non aveva idea del Poltergeist che aveva per sorella. Per la prima volta, Katie non lo detestò, ma fu un sentimento rapido, perché poi ricordò le interminabili ore trascorse a sentir parlare solo e soltanto di Krum e la compassione svanì in fretta.
«Sorellina, ti dispiace dirmi dove ci stai dirottando? »
Era inutile, Leanne non avrebbe risposto. Non lo faceva mai, quando era intenta ad elaborare un diabolico piano per mettere Katie in imbarazzo. E la diretta interessata – ormai convinta che la sua migliore amica la stesse direttamente portando verso la vergogna pubblica – non poteva far altro che lasciarsi trascinare come un pupazzo, guardandosi intorno con aria sconfitta. Tentare di liberarsi o lamentarsi non serviva a niente, tanto Leanne avrebbe trovato lo stesso il modo di torturarla. Tanto valeva andare dritta verso la sua tortura personale a braccia aperte e coraggiosamente.
«Ahia! »
Iniziava ad odiare Leanne e la sua mania di farla sbattere contro le persone, facendo finta di niente. Ma questa volta avrebbe protestato, questa volta gliene avrebbe dette quattro, questa volta non si sarebbe lasciata spingere su una persona che passava di lì …
«Katie? »
… e che si era rivelata, per l’ennesima volta, Oliver Baston.
Katie aveva capito tutto, in quel dannato momento. Leanne aveva solo fatto finta. Finta di non essere arrabbiata con lei perché non aveva detto niente ad Oliver, aveva finto di essere calma e tranquilla, finto di non essere più interessata alle sue vicende sentimentali. Nel frattempo, probabilmente, stava tramando il suo piano diabolico per farla nuovamente sbattere contro Oliver Baston, causandole una nuova figuraccia da aggiungere al suo album.
Toby si sporse per aiutare Katie, che era caduta a terra, ma la ragazza notò che la sua migliore amica gli aveva bloccato la strada e gli aveva riservato un’occhiataccia da record. Oliver non si era accorto di niente – e quando mai? – e la tirò su senza fatica, facendole un sorriso scintillante.
Bene, ora poteva anche morire.
«Vuoi farla diventare una tradizione, Bell? » le domandò, mentre lei iniziava a diventare sempre più pericolosamente rossa.
«Oh, ehm, io … scusami. Ho dei problemi a … stare in piedi senza inciampare, sai» mormorò, balbettando leggermente, mentre rifilava un’occhiataccia alla sua stupidissima – e probabilmente ex – migliore amica.
«Non preoccuparti, ci farò l’abitudine, se mai vorrai cadermi addosso ancora».
Merlino, quanto era adorabile. Lei gli era caduta addosso nel bel mezzo di un immenso campeggio e lui non si scomponeva minimamente, ma la guardava con quel sorriso incantevole che la faceva sentire come se stesse volteggiando su un manico di scopa a trenta metri dal suolo.
«Oh, che carini che vi siete ritrovati! » esclamò Leanne, con una voce da bambina di cinque anni, candida ed innocente, distogliendo Katie dal suo sogno ad occhi aperti e facendole venire una grande voglia di scavarsi la sua fossa. «Bene, io e Toby andiamo a … oh, certo, Toby voleva vedere le tende dei Bulgari, vero, Toby? Andiamo, su! »
E benché Toby tentasse di protestare in tutti i modi con la sua stupida voce irritante, venne prontamente trascinato via da Leanne, che piantò Katie là davanti ad Oliver, nel bel mezzo del nulla, con solo il suo cuore che ancora giocava a Quidditch dentro di lei.
Avrebbe ammazzato Leanne. A Toby non sarebbe importato, dopotutto. Anzi, lui poteva aiutarla. Sì, doveva chiederglielo, magari sarebbero riusciti a farla fuori una volta per tutte e …
«Sei qui con loro? »
… e Oliver Baston era l’essere più meraviglioso che la natura avesse creato, decisamente. Come faceva ad essere così perfetto in ogni cosa che facesse?
Katie si riscosse giusto in tempo, per evitare che Oliver la considerasse una stupida, e fece un sorriso esitante.
«Sì, mi hanno chiesto se mi andava di venire e … be’, non si rifiuta la Coppa del Mondo di Quidditch» disse, guardandolo e torturandosi le mani. Lui le sorrise ancora e distolse leggermente lo sguardo, per vedere ancora le figurine di Leanne e di suo fratello che sembravano impegnati in una discussione animata. «Toby è insopportabile, ma credo sia il prezzo da pagare per una tale fortuna».
Oh, e se Toby l’avesse presa in giro, al suo ritorno? Va bene che aveva sedici anni, ma era così stupido certe volte. E se Leanne gli avesse raccontato tutto e lui lo avesse considerato un buon pretesto per cambiare argomento e tormentarla? Sarebbe stata la cosa più imbarazzante di tutta la sua vita.
Ah, no. La più imbarazzante era piombare addosso ad Oliver Baston due volte, nel giro di pochi mesi, sempre a causa di Leanne Webb.
Oliver rise, guardandola divertito.
«Aveva l’aria di chi non sta mai zitto» osservò, poi, tornando a guardare Katie con un’aria allegra.
Lei sorrise ancora. «Indovinato», storse il naso al pensiero delle stupide chiacchiere di Toby Webb e scosse la testa. «E, cosa peggiore, non fa altro che parlare di Krum. Il che è un po’ inquietante, se si considera che Toby abbia sedici anni e l’unica cosa a cui riesce a pensare è a Viktor Krum».
Non credeva a quello che stava facendo. Era lì, davanti a lui e stava portando avanti una conversazione vera. Non un confuso balbettio adolescenziale, ma una vera conversazione. Certo, si parlava di Toby Webb, il che, come argomento, non era il massimo, ma avrebbe potuto tranquillamente spostare la conversazione su qualcosa di bello ed interessante e alla fine Oliver Baston si sarebbe reso conto di quanto lei era fantastica e intelligente e brillante e avrebbe capito che lei sarebbe stata il grande amore della sua vita.
Forse doveva smetterla con i voli di fantasia.
«Be’, allora … come ti va, Oliver? » domandò, tentando di cambiare argomento con sicurezza – missione fallita-, guardandolo e torcendosi le mani, con il cuore che batteva sempre frenetico. Lui scrollò le spalle, con un sorrisetto.
«Bene. Il solito» disse, semplicemente, poi il suo volto si aprì in un sorriso entusiasta. «Oh, non te l’ho detto! Mi hanno accettato tra le riserve del Puddlemere United! » e le riservò una faccia così raggiante che Katie aveva iniziato a credere che splendesse di luce propria.
Okay, stava iniziando ad esagerare con la sua stupida cotta. La parte razionale di lei se ne rendeva conto, ma quella … ormai definitivamente cotta saltò al collo di Oliver – che era decisamente più alto di lei, eh – e lo tenne stretto a sé, sorridendo.
«Oh, sono felicissima per te, Oliver! Tantissimo! » disse, affondando la testa nella sua spalla. Oliver ridacchiò, ma non la scostò, anzi. La tenne stretta a sé, con delicatezza, quasi avesse paura di romperla in mille pezzetti.
«Non immaginavo una simile reazione, ma ne sono contento» mormorò e Katie si rese conto in quel momento di cosa stava facendo. Stava abbracciando Oliver Baston. Lo stava abbracciando. Lei. Oliver Baston.
No, non era possibile. Insomma, Oliver Baston non aveva mai abbracciato nessuno, tantomeno lei. Era decisamente impossibile.
Eppure lei era lì, aggrappata a lui, con la testa sulla sua spalla e l’espressione di puro terrore in volto. Cosa diamine aveva combinato?
Si scostò in fretta, diventando ancora più rossa di prima e portando lo sguardo sui suoi piedi, improvvisamente così interessanti.
«Scusami, io … non salto addosso alla gente, di solito» mormorò, passandosi una mano fra i capelli e azzardando uno sguardo verso di lui, esitante. Ma Oliver sembrava divertito, non arrabbiato o stupito o qualsiasi altra cosa. Le sorrideva, come se fosse stato del tutto normale lei che lo abbracciava.
«Dovresti smetterla di scusarti, Katie, non hai fatto niente» le disse, dolcemente, poggiandole una mano sulla spalla e riservandole il sorriso più bello del mondo. «E’ stato bello, puoi abbracciarmi tutte le volte che vuoi».
Lei sorrise un po’, meno preoccupata, mentre dentro di lei sapeva che questo era qualcosa di impossibile. Lui non c’era più ad Hogwarts, se ne era andato. Non l’avrebbe più rivisto tanto spesso.
Perché la cosa doveva far così male, per Merlino? Non riusciva a sopportarlo e non voleva pensarci, ma da lì ad una settimana la scuola sarebbe ricominciata. Senza Oliver, per la prima volta.
E pensare che aveva trascorso i due anni precedenti a contare i giorni che la separavano dal rientro a scuola. Ora avrebbe preferito che quel giorno non arrivasse mai.
«Potrei prenderti sul serio» mormorò, infine, facendogli un sorriso esitante, ma non riuscendo a reprimere la sua tristezza. «Se mai ti vedrò ancora» aggiunse, con aria tetra.
Oliver la guardò, incerto, poi le fece un sorriso scintillante che fece battere più forte il cuore di Katie.
«Oh, certo che mi rivedrai! Devi venire alle mie partite, non puoi perdertele. Ti disconoscerei ufficialmente, se lo facessi».
Il tono minaccioso del ragazzo ebbe il potere di farla ridere, divertita, mentre lui, davanti a lei, la guardava, con quel sorriso che lei adorava tanto.
«Non essere triste, Katie. Avremo tante occasioni per rivederci» le disse, tornando serio e poggiando le sue mani sulle sue spalle. Era così tremendamente vicino. Troppo vicino. Avrebbe sentito il suo cuore battere in una maniera vergognosa. Ma ad Oliver sembrava non importare, perché le fece un piccolo sorriso. «E poi, non c’è bisogno di essere triste per me, avanti! Sono solo un Portiere».
«Un diavolo di Portiere» mormorò lei, sorridendo e ripetendo le parole di Fred, ad un anno di distanza. Oliver sorrise e scosse la testa.
«Avevamo detto niente sentimentalismi! Così mi deludi» Oliver tentava di tirarle su il morale e lei … lei si rese conto, in quel momento, di quanto era incredibilmente fantastico e di quanto fosse assolutamente idiota lei.
«Che vuoi farci, sono pur sempre una ragazzina» disse, facendogli un gran sorriso. Oliver era … incredibile. Meraviglioso, fantastico, stupefacente. E lei si comportava in quel modo assurdo, facendolo intristire per una sciocchezza. Doveva smetterla, assolutamente. «Be’, allora ci si vede. Alle tue partite, giusto? Devi farmi avere i biglietti» lo minacciò, puntandogli un dito contro, mentre lui mollava la presa sulle spalle della ragazza. «Ti disconoscerei ufficialmente, se non lo facessi» lo scimmiottò ed Oliver rise, divertito, lasciandola andare.
«Ci si vede, Katie Bell» mormorò, semplicemente, regalandole l’ultimo sorriso mentre rientrava nella sua tenda.
Katie sorrise, tra sé e sé, poi si voltò e tentò di ritrovare la strada per tornare alla tenda dei Webb.
Leanne non sarebbe stata felice del fatto che il suo ennesimo, brillante e diabolico piano era stato mandato in frantumi dalla sua migliore amica, ma che importava, alla fine?
Anzi, Leanne doveva essere ammazzata, ora che ci pensava. E non avrebbe chiesto aiuto a Toby, per niente. Avrebbe ammazzato anche lui. I signori Webb l’avrebbero solo ringraziata della sua missione. Non capiva come riuscissero a sopportarli.
Se mai fosse riuscita ad arrivare alla tenda, pensò, avrebbe sicuramente tentato di far fuori la sua migliore amica. Poco male se l’avessero spedita ad Azkaban. Era un dettaglio, dopotutto.
view post Posted: 17/7/2010, 10:01 yo - -let me sign
in realtà è il mio portfolio XD
comunque sì, amo quel telefilm <3 e benvenuta *-*
view post Posted: 15/7/2010, 11:10 IN FASHION WE TRUST! - -leave out all the rest
accettata <3
scusa per il ritardo, inserisco subito in banner **
view post Posted: 11/7/2010, 15:22 i thought i could fly so why did i drown? [effy stonem;] - -the stars are shining

i thought i could fly so why did i drown?



è il mio secondo video con sony vegas, ma il mio primo era più che altro una prova, quindi considero questo il vero e proprio primo video ù_ù
a me piace tanto *-*
Effy non mi è mai andata tanto a genio, ma nella quarta stagione - benché non capissi il perché di tutto - mi è dispiaciuto per lei, alla fine. E devo ammettere che non è male come personaggio, anche se non è tra i miei preferiti.
La canzone è Down, di Jason Walker. Io la amo tanto <3
1060 replies since 28/9/2008